Il significato del termine deriva dal latino “opus musivum”, che indicava il rivestimento applicato alle grotte dedicate alle Muse nei giardini delle ville romane. Arte romana per eccellenza, specialmente pavimentale, nel periodo bizantino è stata utilizzata per decorare volte e pareti, e nel medioevo per rivestire la basilica di San Marco a Venezia creando strabiliante sintesi di preziosità.
Il mosaico è essenzialmente una tecnica di decorazione che consiste nell’accostare frammenti chiamati tessere, che si distinguono in pasta vitrea, smalto e a foglia metallica (oro e argento).
Le tessere a foglia d’oro sono costituite da uno strato vetroso trasparente sul quale è fatta aderire a caldo la foglia metallica e il sottile strato vetroso protettivo (cartellina).
Nel forno fusorio, in contenitori di materiale refrattario detti crogiuoli, si fondono ad alta temperatura (1400°C) silice, alcali e minerali per ottenere una vasta gamma di sfumature. Le cosiddette piastre o dischi, spessi circa un centimetro, ottenuti dalla colatura della miscela, vengono posti in forno di ricottura a 500°C e raffreddati lentamente. In seguito, con operazioni di taglio, si ottengono pezzi sempre più piccoli tramite incisioni con utensili diamantati e strumenti usati sin dall’antichità, il tagliolo e la martellina, per comporre con tessere di dimensioni specifiche ciascun mosaico.